L’impegno della Community Donne Protagoniste in Sanità per la tolleranza zero nei confronti di una vera e propria barbarie sul corpo delle donne che provoca danni irreversibili per la salute, non solo fisica ma anche psicologica

6 Febbraio 2021 – Nella Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili ed i matrimoni precoci/forzati la Community Donne Protagoniste in Sanità si impegna a lavorare con progetti mirati perché si giunga all’abbandono di questa brutale pratica, che consiste nella rimozione cruenta, parziale o totale, dei genitali femminili esterni o anche di una lesione, pur minima, su di essi che avviene sotto l’egida di motivi culturali o sociali. E quindi non terapeutici.

Secondo i dati Unicef-Unfpa del 2020, la pratica delle mutilazioni genitali femminili è diffusa prevalentemente nei Paesi del Corno d’Africa-Medio Oriente come Iraq e Yemen in alcuni Paesi dell’Asia come Indonesia e Maldive. È dominante con una percentuale altissima (90%) in Somalia, Guinea e Gibuti. Tuttavia, in relazione ai nuovi scenari multietnici, anche nei Paesi occidentali è notevolmente cresciuta la presenza di bambine e donne affette da mutilazioni o che rischiano di subirne. Le Stime Unicef del 2020 rilevano che circa 200 milioni di ragazze e giovani donne nel mondo vivono con gli esiti e retaggi di una qualsivoglia tipologia di forma di mutilazione. Per quanto riguarda l’Italia, secondo i dati dell’Istituto Europeo riferiti al 2017-2018, per l’uguaglianza di genere su circa 76 mila ragazze tra 0 e 18 anni provenienti da Paesi che praticano le mutilazioni, circa il 15-24% sono a rischio. Un numero che non può lasciare indifferenti e pensare che non ci possa interessare.

“È un problema che ormai riguarda tutto il mondo e ovviamente anche il nostro Paese, ormai sempre più multietnico. La nostra Community si batte e continuerà a farlo perché questa spregevole  pratica possa scomparire. Abbiamo il dovere di ricordare ogni giorno che bambine, ragazze e donne che subiscono mutilazioni dei genitali incorrono in rischi gravi, talvolta irreversibili, per la loro salute. E a pesanti conseguenze da un punto di vista psicologico, afferma la dottoressa Monica Calamai, portavoce della Community e direttrice generale della Ausl di Ferrara.

“Rispetto a questa efferata e primitiva pratica che riteniamo tale non solo sulla base della formazione medico-scientifica, ma perché innanzitutto lesiva del rispetto dell’integrità della donna quale essere umano ci deve essere tolleranza zero –   aggiunge Calamai – dobbiamo fare in modo, attraverso incontri, campagne stampa e iniziative sul territorio, che vengano coinvolti Istituzioni, medicə, giuristə, espertə internazionali per trovare soluzioni praticabili per porre fine a quella che consideriamo una vera e propria barbarie sul corpo delle donne”.

Lorella Bertoglio intervista la Dott.ssa Lucrezia Catania (Ginecologa Centro Regionale di Riferimento MGF di Careggi) e la Dott.ssa Jasmine Abdulcadir (Ginecologa Capo della Clinica MFG di Ginecologia, Ospedale Universitario di Ginevra)